Azzinano: il paese illuminato dai muri dipinti

Azzinano, oggi, è visitato da grandi e piccini, da cittadini e scolaresche provenienti da tutto l’Abruzzo per ammirare i variopinti murali realizzati con maestria sopra quasi tutti i muri delle case. Di notte la piazza sembra una piazza metafisica di De Chirico. Ogni angolo del paese è marchiato dalla lunga teoria di sapori, odori, rumori e ricordi: segni che il tempo e gli abitanti hanno lasciato incontaminati ed una vivace e ferma sapienza rende evidenti. Se Azzinano è diventato un paese dipinto, il merito maggiore va a Luciano Marinelli, che ha avuto, per primo, l’idea di far dipingere i murales che oggi rappresentano l’attrattiva principale del paese e ciò è stato fatto in omaggio ad Annunziata Scipione, che qui è nata e qui opera ed è diventata famosa pittrice naive nota a livello nazionale. Quando le sue strade ed i suoi vicoli si fanno deserti, Azzinano diventa un paese quasi surreale ed acquista quell’aspetto enigmatico e circospetto che assume la natura quando viene lasciata sola: il paesaggio si fa puro spazio, senza struttura preordinata, tutto pieno e raggiante della presenza dei suoi murales misteriosamente rischiarati qua e là da una luce non facilmente descrivibile, caratterizzata da una luminosità diffusa e da colori impostati su gamme vivaci: il blu lumeggiato dall’azzurro, il verde dei monti esaltato da cromie brillanti, il cielo terso striato da nuvole bianche. Dentro quelle mura la vita si svolge normalmente giorno dopo giorno, senza una traccia o un piano prestabilito, perchè ogni programma finirebbe per essere di ostacolo all’esperienza ed al lavoro dei suoi abitanti. In questo paese hanno intensamente operato i migliori pittori naifs italiani, che hanno bisogno di esprimere rapidamente e totalmente quello che pensano e quello che sentono, senza mai fermarsi, perchè, se qualche difficoltà interviene ad arrestarli, l’ispirazione svanisce e la mano si ferma. I naifs non dipingono gli avvenimenti della storia nè le catastrofi che minacciano il mondo, ma - attenti ai dettagli della quotidianità - giocano con i bambini e con le reminiscenze della fanciullezza, lavorando in solitudine su un’ impalcatura di alcuni metri di altezza, con distacco dal proprio tornaconto personale, come ottimo stimolo al loro genere di creazione artistica. Questi pittori completano l’impianto delle loro composizioni, affidando la profondità della scena ai riflessi luminosi sui dipinti ed alla fascia di luce all’orizzonte, cercando di dare spessore allo spazio e umanità alle persone, interpretando la voce dei sentimenti, degli affetti e della nostalgia che, come ogni dipinto, custodisce, nelle sue pieghe, il ricordo di un luogo e di un gioco di una volta e, come ogni memoria, ha già in sè una parte del rimpianto che, col tempo, si tradurrà in evocazione.

Tratto dal libro "Il paese dei giochi di una volta" di Dante Bellini